Quadri d’ombre
"Abbiamo venduto la nostra ombra,
è appesa ad un muro a Hiroshima"
(Günter Eich, 1966)
è appesa ad un muro a Hiroshima"
(Günter Eich, 1966)
Invece di dipingere tutto, egli non dipinge nulla – o meglio: dipinge la forma un attimo prima della sua scomparsa, "impressioni di luce-ombra il meno casuali possibile", che gli appaiano essere trattenute, prima del loro definitivo ritirarsi ancora una volta – deboli, come in un’immagine fotografica nel suo svilupparsi –. I quadri luminosi di un mondo diafano di Erich Lindenberg cercano sempre di strappare alla luce un oggetto vagamente riconoscibile che cerca di mascherarsi con una lucentezza abbagliante. Tuttavia, esposto alla luce, l’oggetto impallidisce e svanisce sempre più; l’atto dell’illuminazione fallisce e la forma si ritira nell’antiforma.
"I miei quadri raggiungono il loro messaggio dallo scioglimento di precisi punti di riferimento", annota il pittore.
"I miei quadri raggiungono il loro messaggio dallo scioglimento di precisi punti di riferimento", annota il pittore.
Kimpel Harald, Erich Lindenberg. La collezione della Fondazione d’arte Erich Lindenberg; Composizioni dell’inafferrabile. Interpretazioni e significati dei Quadri d’ombre di Erich Lindenberg, Kerber Verlag 2010, pagina 15